Il brano "Café Domínguez" di Ángel D'Agostino, con testo di Enrique Cadícamo, rappresenta un tributo musicale a uno dei luoghi simbolo della cultura porteña del primo Novecento. Questo tango, arricchito dalla glosa declamata di Julián Centeya, non solo rievoca la vivace atmosfera del celebre caffè di Buenos Aires, ma immortala anche il fervore artistico e sociale che ne fece un punto di riferimento per musicisti, poeti e appassionati di tango. Attraverso questa composizione, la memoria del Café Domínguez continua a vivere come icona della tradizione culturale della città.
Il Café Domínguez era un locale simbolo della vita culturale di Buenos Aires, situato inizialmente all'angolo tra Avenida Corrientes e via Paraná. Inaugurato nel 1917, fu successivamente trasferito al numero 1537 di Avenida Corrientes, vicino al Café Iglesias e di fronte al Teatro Nuevo (dove successivamente sarebbe sorto il Teatro General San Martín). Questo spostamento rifletteva il dinamismo della città e consolidava la sua posizione come centro nevralgico della scena culturale porteña.
Divenne il primo caffè della città a rimanere aperto 24 ore su 24, attirando musicisti, poeti e appassionati di tango. Nel 1920, fu il luogo in cui Rodolfo Biagi fece il suo esordio nell'orchestra di Juan Carlos Cobián, segnando l'inizio della sua carriera musicale.
Frequentato da grandi nomi del tango come Roberto Firpo, Eduardo Arolas e Juan Maglio (Pacho), il Café Domínguez contribuì a diffondere la cultura musicale porteña. Uno degli elementi distintivi del caffè fu l'introduzione di una macchina per caffè espresso, importata dalla ditta La Cosechera S.A., che rese celebre l'espressione "¡marche un express!" tra i camerieri.
Il brano "Café Domínguez", composto nel 1955 da Ángel D'Agostino con testo di Enrique Cadícamo, è un omaggio al locale e alla sua eredità. La registrazione più famosa, realizzata nello stesso anno, include la glosa di Julián Centeya, una caratteristica declamazione parlata che aggiunge profondità ed emozione al tango. Nonostante la chiusura del caffè, la sua memoria vive attraverso la musica e l'immaginario culturale della città, celebrando un'epoca in cui Buenos Aires pulsava al ritmo del tango.
La registrazione più iconica del brano avvenne il 16 agosto 1955, eseguita dall'orchestra di Ángel D'Agostino con una glosa, ovvero un'introduzione parlata, recitata da Julián Centeya. Centeya, noto poeta e giornalista argentino, era famoso per la sua voce profonda e l'abilità nel declamare versi con grande passione, conferendo al brano un'atmosfera nostalgica e intensa.
Un aspetto interessante di questa registrazione è proprio la presenza della glosa, una pratica comune nel tango degli anni '50, dove un narratore introduceva il brano con una poesia o un commento, creando un legame emotivo più profondo con il pubblico. La collaborazione tra D'Agostino e Centeya in "Café Domínguez" è un esempio emblematico di questa tradizione.
Il testo del brano rievoca l'epoca in cui Avenida Corrientes era una stretta via dove la vita notturna fioriva, e il Café Domínguez era un punto di ritrovo per artisti e bohémiens. Con il tempo, il caffè ha chiuso i battenti, ma attraverso questo tango, la sua memoria continua a vivere, rappresentando un'era d'oro del tango argentino e della cultura porteña.
Ecco il testo del brano "Café Domínguez", composto da Ángel D'Agostino con testo di Enrique Cadícamo:
Café Domínguez de la vieja calle Corrientes que ya no queda
Café del cuarteto bravo de Graciano de Leone
A tus mesas caían Pirincho, Arola, Firpo y Pacho a escuchar tus tangos
Era el imán que atraía como el alcohol atrae a los borrachos
Café Domínguez de la vieja calle Corrientes que ya no queda.
Traduzione:
Café Domínguez della vecchia Calle Corrientes che non esiste più
Café del quartetto audace di Graciano de Leone
Ai tuoi tavoli arrivavano Pirincho, Arola, Firpo e Pacho per ascoltare i tuoi tanghi
Era il richiamo che attirava come l'alcol attira gli ubriachi
Café Domínguez della vecchia Calle Corrientes che non esiste più.