Di Dario Pizzini del 1 marzo 2025
"El Choclo" è un celebre tango composto da Ángel Villoldo, figura di spicco della Guardia Vieja del tango argentino. Il brano fu eseguito per la prima volta nel 1903 dall'orchestra di José Luis Roncallo presso il ristorante "El Americano" a Buenos Aires. Per evitare pregiudizi legati al tango, allora associato agli strati sociali più bassi, il pezzo fu presentato come "danza criolla".
Il titolo "El Choclo" (che in spagnolo rioplatense significa "pannocchia di mais") potrebbe derivare dal soprannome di un noto personaggio dell'epoca con capelli color del mais. Alcuni studiosi del tango ipotizzano che il termine possa celare un significato più allusivo, legato al linguaggio lunfardo e alle metafore tipiche del tango. Tuttavia, non esistono prove definitive che confermino questa interpretazione. La melodia del brano è caratterizzata da un ritmo vivace e coinvolgente, tipico dei tanghi della Guardia Vieja, e ha contribuito a consolidare la popolarità del tango sia in Argentina che all'estero.
Nel corso degli anni, "El Choclo" è stato interpretato da numerosi artisti di fama internazionale. Tra le versioni più celebri:
Ángel Villoldo: Lo stesso autore del brano registrò una delle prime versioni di "El Choclo" nel 1912, contribuendo alla diffusione del tango nelle sue prime fasi di sviluppo.
Carlos Di Sarli: Il grande pianista e direttore d'orchestra argentino registrò una delle versioni strumentali più eleganti e raffinate del brano il 21 aprile 1954, caratterizzata dal suo inconfondibile stile melodico e dall'uso sofisticato del bandoneón.
Juan D'Arienzo: Il "Re del Compás" offrì un'interpretazione energica e ritmata di "El Choclo", esaltando il carattere marcato del tango con il suo stile inconfondibile che fece la storia delle milonghe di Buenos Aires. Ne registrò una prima versione nel 1947 e una seconda nel 1963.
Anche esponenti del mondo musicale di altri generi, come il jazz, hanno reinterpretato il brano. Un esempio celebre è Louis Armstrong, che nel 1952 incise una versione intitolata "Kiss of Fire", adattando la melodia originale al pubblico statunitense.
La versione più nota del testo di "El Choclo" è quella scritta da Enrique Santos Discépolo nel 1947. In questa versione, il tango viene personificato e celebrato come espressione dell'anima del sobborgo e della cultura argentina. Il testo evidenzia la profonda connessione tra il tango e le emozioni popolari, trasformandolo in una voce che racconta le speranze, le difficoltà e le passioni delle classi meno abbienti. Attraverso immagini poetiche, Discépolo descrive il tango come un rito che unisce la rabbia, la fede e il dolore di un popolo, facendo vibrare le piastrelle delle milonghe e richiamando alla memoria affetti perduti e momenti vissuti. L'uso di termini lunfardi e riferimenti al mondo urbano di Buenos Aires rafforza il legame tra il tango e la sua origine popolare, rendendo "El Choclo" un inno alla tradizione e all'identità del tango argentino.
Con este tango que es burlón y compadrito
se ató dos alas la ambición de mi suburbio;
con este tango nació el tango, y como un grito
salió del sórdido barrial buscando el cielo;
conjuro extraño de un amor hecho cadencia
que abrió caminos sin más ley que la esperanza,
mezcla de rabia, de dolor, de fe, de ausencia
llorando en la inocencia de un ritmo juguetón.
Por tu milagro de notas agoreras
nacieron, sin pensarlo, las paicas y las grelas,
luna de charcos, canyengue en las caderas
y un ansia fiera en la manera de querer...
Al evocarte, tango querido,
sento que tremano le baldosas de un bailongo
y oigo el rezongo de mi pasado...
Hoy, que no tengo más a mi madre,
sento che llega in punta 'e pie para besarme
cuando tu canto nace al son de un bandoneón.
Carancanfunfa se hizo al mar con tu bandera
y en un pernó mezcló a París con Puente Alsina.
Triste compadre del gavión y de la mina
y hasta comadre del bacán y la pebeta.
Por vos shusheta, cana, reo y mishiadura
se hicieron voces al nacer con tu destino...
¡Misa de faldas, querosén, tajo y cuchillo,
que ardió en los conventillos y ardió en mi corazón!
Con questo tango, che è beffardo e compadrito,
si legò due ali l'ambizione del mio sobborgo;
con questo tango nacque il tango, e come un grido
uscì dal sordido pantano cercando il cielo;
sortilegio strano di un amore fatto cadenza
che aprì cammini senza altra legge che la speranza,
miscela di rabbia, di dolore, di fede, di assenza
piangendo nell'innocenza di un ritmo giocoso.
Per il tuo miracolo di note profetiche
nacquero, senza pensarci, le paicas e le grelas,
luna di pozzanghere, canyengue nei fianchi
e un'ansia feroce nel modo di amare...
Nel ricordarti, tango amato,
sento che tremano le piastrelle di un ballo affollato
e odo il brontolio del mio passato...
Oggi, che non ho più mia madre,
sento che arriva in punta di piedi per baciarmi
quando il tuo canto nasce al suono di un bandoneón.
Carancanfunfa si è fatto al mare con la tua bandiera
e in un Pernod ha mescolato Parigi con Puente Alsina.
Triste compagno del malandrino e della ragazza,
e perfino comare del signorotto e della giovane.
Per te, damerino, poliziotto, reietto e miseria
si sono fatti voce nel nascere con il tuo destino...
Messa di gonne, cherosene, fendenti e coltelli,
che arse nei conventillos e arse nel mio cuore!