La Cumparsita è molto più di una semplice melodia: è il simbolo per eccellenza del tango argentino, un genere musicale e una danza che hanno conquistato il mondo con la loro passione e intensità. Composto agli inizi del XX secolo, questo brano racchiude in sé l'essenza della malinconia e della nostalgia tipiche del tango, trasportando chi lo ascolta in un viaggio emotivo senza tempo. Dalle sue umili origini come marcia a Montevideo fino a diventare una delle opere più celebri della storia musicale, La Cumparsita continua a incantare generazioni di appassionati e a rappresentare un punto di riferimento nella cultura del tango.
La Cumparsita, uno dei brani più iconici del tango argentino, fu composto nel 1916 da Gerardo Matos Rodríguez, un giovane musicista uruguaiano. Nata come una semplice marcia per pianoforte, venne successivamente arrangiata da Roberto Firpo, che la trasformò in un tango (ascolta la prima versione arrangiata nel 1917). Questo adattamento fu la chiave del suo successo, rendendola una melodia riconosciuta e amata in tutto il mondo. Nel corso del tempo, il brano divenne un simbolo del tango argentino, pur avendo origini uruguaiane.
Nato a Montevideo nel 1897, Gerardo Matos Rodríguez era un giovane di grande talento musicale. La Cumparsita fu la sua opera più celebre, ma la sua carriera includeva altre composizioni di successo. Sebbene non fosse un musicista accademico, Matos Rodríguez riuscì a creare una melodia che incarnava l'essenza del tango, con la sua struggente malinconia e la passionalità caratteristica.
Oggi, La Cumparsita è universalmente riconosciuta come uno dei tanghi più rappresentativi. Dichiarata Patrimonio Culturale dell’Uruguay, la melodia continua a essere suonata in tutto il mondo, rievocando le atmosfere dei caffè e dei saloni di Buenos Aires e Montevideo. La sua capacità di evocare emozioni profonde la rende un pezzo immortale della storia musicale latinoamericana.
La Cumparsita è stata interpretata da alcune delle orchestre più rinomate nella storia del tango. Tra le versioni più celebri spiccano quelle di Carlos Gardel (ascolta la versione del 1924), che aggiunse un testo struggente e trasformò il brano in un classico anche per il canto, e quelle strumentali di Carlos Di Sarli, Aníbal Troilo, Juan D'Arienzo e Alfredo De Angelis (spesso utilizzata come brano di chiusura nelle serate di milonga) che resero omaggio alla sua forza ritmica e melodica. Nel corso del tempo, il brano è stato ballato e reinterpretato in milonghe, spettacoli teatrali e persino film, consolidandone il ruolo di emblema del tango argentino.
Il titolo La Cumparsita deriva dal termine spagnolo "comparsa", che indica un gruppo di persone che partecipano a sfilate o festeggiamenti, come nel carnevale. Il diminutivo "cumparsita" suggerisce un piccolo corteo o una parata modesta, riflettendo le origini del brano come marcia per una sfilata studentesca a Montevideo.
Esistono due versioni del testo di La cumparsita. La prima, scritta da Pascual Contursi nel 1916, è una narrazione intima e malinconica incentrata sul tema dell’amore perduto. Il protagonista esprime il dolore per la fine di una relazione, evocando immagini di una casa ormai vuota e della solitudine lasciata dall’amata. Tuttavia, questo testo fu aggiunto alla melodia originale di Gerardo Matos Rodríguez senza il consenso del compositore, il quale, anni dopo, si oppose a questa versione.
Per questo motivo, nel 1926, venne commissionato un nuovo testo ufficiale, scritto da Víctor Soliño ed Enrique Maroni, che trasformò il significato del brano. Mentre il testo di Contursi raccontava una sofferenza individuale e sentimentale, la versione definitiva adottò un tono più universale e simbolico, facendo della comparsa (il corteo carnevalesco) una metafora della decadenza e della nostalgia della vita. Le immagini utilizzate da Soliño e Maroni dipingono una scena collettiva, con riferimenti ai giovani che un tempo vivevano con spensieratezza e si ritrovano ora inghiottiti dal destino.
Questa trasformazione rese il tango non più solo una canzone d’amore, ma un inno alla malinconia esistenziale, capace di parlare a un pubblico più ampio e di attraversare epoche e culture. La versione definitiva è oggi quella più riconosciuta e interpretata nei grandi spettacoli e nelle esecuzioni ufficiali, mentre la prima versione di Contursi rimane un documento significativo della transizione del tango dalla musica strumentale al tango-canzone.