Di Dario Pizzini del 27 febbraio 2025
"La morocha" è un tango composto nel 1905 dal musicista uruguaiano Enrique Saborido, con testo dell'argentino Ángel Villoldo. La canzone è stata ispirata dalla ballerina uruguaiana Lola Candales, musa di Saborido. Secondo un'intervista del 1928 su Caras y Caretas, Saborido compose la melodia in poche ore dopo una sfida tra amici, e Villoldo aggiunse il testo la mattina seguente. La sera stessa, Lola Candales eseguì il brano per la prima volta al Bar Reconquista di Buenos Aires, riscuotendo un enorme successo. "La morocha" è considerato il primo tango ad essere esportato in Europa, con copie della partitura distribuite nei porti durante il viaggio della fregata Sarmiento nel 1906. La melodia combina elementi di tango e zarzuela, caratterizzata da un ritmo vivace e accattivante.
Nel 1906, Flora Gobbi registrò la prima versione di "La morocha", seguita da artisti come Lola Membrives nel 1909. Successivamente, interpreti come Ada Falcón con l'orchestra di Francisco Canaro, Libertad Lamarque, Mercedes Simone e Virginia Luque hanno offerto le loro versioni. Anche orchestre strumentali, tra cui quelle di Juan D'Arienzo, Carlos Di Sarli e Osvaldo Pugliese, hanno eseguito il brano, rendendolo un classico intramontabile del tango argentino.
Il testo di La morocha è un'ode alla bellezza e all'orgoglio dell'identità argentina, incarnata dalla protagonista: una donna fiera, affascinante e devota al suo compagno. La figura della "morocha" (la bruna) è emblematica della donna criolla, associata alla tradizione rurale e alla vita semplice ma felice del gaucho argentino.
Nei versi iniziali, la protagonista si presenta come "la più rinomata di questa popolazione", colei che accoglie il paisano al mattino con un cimarrón (mate amaro, tipico della cultura rioplatense). Il testo sottolinea la sua dolcezza e la sua connessione con la natura e la musica: canta melodie tipiche argentine mentre il suo compagno parte a cavallo.
Il ritornello ribadisce il suo spirito allegro e il legame con il gaucho porteño, rappresentato come un uomo forte e nobile, di cui lei è la fedele compagna. La seconda strofa approfondisce la passionalità della morocha, descrivendo il suo "sguardo ardente" e il suo amore incondizionato per il compagno e la patria. L'ambientazione rurale è evocata con immagini suggestive: il rancho, la enramada (pergolato di foglie) e le notti illuminate dalla luna. Il testo celebra quindi non solo l'amore romantico, ma anche l'attaccamento alla terra e alla cultura argentina.
Yo soy la morocha,
la más agraciada,
la más renombrada
de esta población.
Soy la que al paisano
muy de madrugada
brinda un cimarrón.
Yo, con dulce acento,
junto a mi ranchito,
canto un estilito
con tierna pasión,
mientras que mi dueño
sale al trotecito
en su redomón.
Soy la morocha argentina,
la que no siente pesares
y alegre pasa la vida
con sus cantares.
Soy la gentil compañera
del noble gaucho porteño,
la que conserva el cariño
para su dueño.
Yo soy la morocha
de mirar ardiente,
la que en su alma siente
el fuego de amor.
Soy la que al criollito
más noble y valiente
ama con ardor.
En mi amado rancho,
bajo la enramada,
en noche plateada,
con dulce emoción,
le canto al pampero,
a mi patria amada
y a mi fiel amor.
Soy la morocha argentina,
la que no siente pesares
y alegre passa la vida
con sus cantares.
Soy la gentil compañera
del noble gaucho porteño,
la que conserva el cariño
para su dueño.
Io sono la mora,
la più graziosa,
la più rinomata
di questa città.
Sono colei che al contadino,
di buon mattino,
offre un mate amaro.
Io, con dolce accento,
accanto al mio ranchito,
canto un estilito
con tenera passione,
mentre il mio uomo
parte al piccolo trotto
sul suo cavallo.
Sono la mora argentina,
quella che non conosce dolori
e trascorre la vita felice
con i suoi canti.
Sono la gentile compagna
del nobile gaucho porteño,
colei che conserva l'affetto
per il suo uomo.
Io sono la mora
dallo sguardo ardente,
colei che nell'anima sente
il fuoco dell'amore.
Sono colei che al piccolo criollo,
più nobile e valoroso,
ama con ardore.
Nel mio amato ranchito,
sotto il pergolato,
in una notte argentata,
con dolce emozione,
canto al vento della pampa,
alla mia amata patria
e al mio fedele amore.
Sono la mora argentina,
quella che non conosce dolori
e trascorre la vita felice
con i suoi canti.
Sono la gentile compagna
del nobile gaucho porteño,
colei che conserva l'affetto
per il suo uomo.
https://www.todotango.com/historias/cronica/222/La-Morocha-un-tango-de-exportacion
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