Osvaldo Pugliese è stato uno dei più grandi maestri del tango argentino. La sua orchestra, fondata nel 1939, è considerata una delle più importanti e rispettate nella storia del genere.
Cresciuto in un ambiente popolare, Pugliese imparò il pianoforte da bambino grazie a suo padre, respirando fin da subito la cultura tanguera di Buenos Aires.
Negli anni Quaranta e Cinquanta, epoca d’oro del tango, la sua orchestra si affermò per la capacità di unire tradizione e innovazione, diventando la voce autentica del popolo e dei quartieri porteñi.
Il segreto del suono dell'orchestra di Osvaldo Pugliese sta nella sua costruzione musicale. Gli arrangiamenti erano complessi ma pieni di vita, con pause, accenti e contrasti che creavano tensione e respiro.
Il ritmo sincopato e l’accentuazione del compás – nota come "yumba" – erano la sua firma: un colpo forte e uno più leggero, una pulsazione profonda che sembrava imitare il battito del cuore.
Il pianoforte di Pugliese era il centro emotivo dell’orchestra. Attorno a esso ruotavano archi e bandoneon in un dialogo continuo, ricco di dramma e dolcezza, di silenzi e scoppi di energia.
Il risultato era una musica teatrale e intensa, dove ogni strumento partecipava come voce in una storia collettiva.
L’orchestra di Pugliese era organizzata in modo cooperativo: i musicisti partecipavano alle scelte artistiche ed economiche, creando un vero spirito di squadra.
Nonostante le difficoltà e la censura di alcuni periodi, l’ensemble restò unito, diventando un simbolo di coerenza, dedizione e rispetto per la musica.
Pugliese riuscì a rinnovare il tango senza tradirlo, portandolo a un livello più profondo e raffinato, ma sempre legato alla danza e al sentimento popolare.
Nel corso dei decenni, Pugliese collaborò con grandi cantanti che segnarono le diverse epoche del suo stile.
Roberto Chanel (1943–1947) fu la voce ruvida e passionale della prima fase. La sua timbrica si adattava perfettamente al dramma pugliesiano in tanghi come Fuimos, Farol e Sin lágrimas, dove la voce diventa luce, malinconia e racconto.
Alberto Morán (1945–1955) rappresentò il momento più intenso e teatrale dell’orchestra. Con lui nacquero interpretazioni leggendarie come El abrojito, Sin palabras e Yuyo verde, in cui la voce e l’orchestra si fondono in un’unica esplosione emotiva. Anche nei valzer – Manos adoradas, Ilusión marina, Dos que se aman – la sensibilità pugliesiana trasforma la melodia in un piccolo dramma poetico.
Jorge Vidal (1949–1950) portò un tono più narrativo e leggero, pur mantenendo la forza orchestrale. La sua voce limpida risplende in brani come Puente Alsina e Barra querida.
Jorge Maciel (1954–1974) fu il simbolo della maturità artistica di Pugliese. Il suo canto elegante e misurato si univa alla raffinatezza orchestrale in tanghi come No me hablen de ella, Esta noche de luna, Remembranzas, Pasional ed El adiós. Brani pieni di poesia, intensità e sentimento puro.
Nei brani strumentali, l’orchestra di Pugliese raggiunge la sua forma più alta e drammatica.
Tra i primi capolavori spiccano Recuerdo, Flor de tango, De Floreo, Patético, Malandraca e Raza criolla: opere costruite come veri racconti musicali, ricchi di pause, contrasti e tensione emotiva.
Nella fase matura arrivano capolavori come Chique, Emancipación, La mariposa, La Bordona, Los mareados e Don Agustín Bardi.
Ogni brano è una scena teatrale, con dinamiche ricche e dettagli orchestrali che trasformano il tango in musica da concerto.
La piena maturità arriva con titoli leggendari come A Evaristo Carriego, Gallo ciego, Pata ancha, Nochero soy, La yumba e Zum: vere opere sinfoniche in miniatura, in cui il tango diventa arte pura.
L’eredità di Osvaldo Pugliese va oltre le sue registrazioni. Il suo stile, rigoroso ma pieno di sentimento, ha influenzato generazioni di musicisti, direttori e ballerini.
Oggi la sua musica continua a essere studiata, ascoltata e ballata in tutto il mondo.
Pugliese ha dimostrato che il tango può essere profondo come una sinfonia, emotivo come una poesia e vivo come un abbraccio.
La sua orchestra resta uno dei pilastri più alti della storia del tango argentino: una fusione perfetta di ritmo, anima e bellezza senza tempo.
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